ETICHETTE: COSTUMI DA BAGNO, MAI PIÙ SENZA!
Per l’autore ed artista americano Gideon Bosker, la moda è un linguaggio in cui il costume da bagno è paragonabile ad un telegramma, coinciso e in grado di attrarre l’attenzione in poco spazio.
Parlare di look da spiaggia, tuttavia, significa anche percorrere epoche storiche e i cambiamenti sociali in esse contenute. I primi costumi compaiono nei bagni pubblici dell’antica Grecia, frequentati soprattutto dagli atleti bisognosi di lavarsi prima e dopo le competizioni. Naturale evoluzione di tale contesto sono le strutture termali terapeutiche, che i coloni importano dalle Americhe favorendone la diffusione specialmente in Nord Europa. Nell’Ottocento vittoriano, invece, i litorali si affollano di dame le cui mise prevedono leggins, mutandoni, addirittura corsetti coprenti.
Effettivamente, l’evoluzione del beachwear testimonia una progressiva liberazione del corpo: negli anni Venti del ‘900, in seguito al primo suffragio femminile, gli Stati Uniti accolgono un nuovo modello di donna, che insieme al diritto al voto e al lavoro reclama un’estetica differente. In questo periodo i costumi sono ridotti, già a due pezzi, ma in spiaggia cosce e braccia rimangono ancora velate. Curiosamente, questo proibizionismo non tocca l’Europa, dove creativi come Sonia Delaunay e Jean Patou, vicini alle Avanguardie, propongono modelli sfacciati, seppur poco economici.
La Seconda Guerra Mondiale, com’è prevedibile, spariglia le carte in gioco.
Negli anni Quaranta americani l’asprezza del conflitto contrasta con un generale desiderio di leggerezza, ravvisabile in film, dischi e costumi che rievocano le pin-up hollywoodiane. I nuovi costumi hanno linee dolci, inserti in spugna, assottigliano vita e spalle.
Gli anni Cinquanta coincidono con il lancio del bikini (che prende il nome dall’omonimo atollo nelle Isole Marshall), il costume a due pezzi che nella decade successiva conquista il mondo intero. In piena controcultura, infatti, il corpo si spoglia, denuda; l’esibizione della pelle è la richiesta di attenzioni non solo a livello estetico.
Tale excursus ci riporta alla storia FILA e in particolare al 1976, anno di lancio della linea beachwear AQUA TIME. Caratterizzata da una nuova LYCRA brevettata (la ‘Pelle d’uovo’, così chiamata per le intrinseche sottigliezza ed elasticità), era composta da costumi per lui e per lei. Soprattutto, si distingue immediatamente per i modelli accattivanti, studiati, testimoni di un estetismo chen negli anni Ottanta esplode incontrolalto.
Nella storia del brand biellese, AQUA TIME è una pagina fresca, scanzonata e di carattere, proprio come i volti cui si è affiancata negli anni: su tutti, l’attrice danese Brigitte Nielsen e il tuffatore e attivista americano Greg Louganis.
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