Back in the days: Grant Hill
Quando Tupac Shakur incide Keep Ya Head Up è il 1993, non può immaginare che tre anni dopo la sua vita si possa interrompere a causa di un attentato fatale. Né può immaginare che le sneakers che sceglierà di indossare per promuovere il suo album più bello, All Eyez On Me (1996), siano ispirate a un uomo che il testo di quella canzone pare indossarlo a pennello. Quell’uomo si chiama Grant Hill.
Ai tempi era noto semplicemente un (giovanissimo) divo della pallacanestro, in realtà era molto di più. Era parte di un processo attivo, di un’America metropolitana che esprimeva con orgoglio la propria blackness e un innato desiderio di attenzione e rivalsa. John Singleton e Spike Lee, Kerry James Marshall e Kara Walker, Halle Berry e le TLC, Tupac stesso. Un parterre folto del quale Hill è stato un interprete educato, pure colto, con una laurea in storia e scienze politiche (conseguita presso la Duke University, North Carolina), che però non riesce a distoglierlo dall’amore per il basket.
Nel 1994 Grant Hill viene arruolato dai Detroit Pistons: il suo coach, Don Chaney, subito ne elogia il talento nel controllo palla, la visione di gioco, l’intelligenza tattica, insomma le doti di un all-around player che è già paragonato a stelle del calibro di Magic Johnson e Larry Bird. Il suo allure conquista anche FILA, in cerca del volto giusto per invadere il mercato calzaturiero. Quando l’astro nascente della pallacanestro accetta di sponsorizzare un brand sino ad allora legato ai campi da tennis, molti storcono il naso. Ma si ricredono di fronte ai numeri: le Grant Hill I vendono un milione e mezzo di pezzi, record per un atleta al debutto. Numeri inaspettati che si riconfermano l’anno seguente, quando il giro di affari è pari a 135 milioni di dollari.
Le GH2 non solo consolidano un fenomeno, ma impongono uno stile: geometrico, oversize, chiassoso e lineare al tempo stesso. FILA diviene un punto di riferimento nel mondo delle scarpe sportive e rimane fedele al proprio testimonial anche quando la luce della sua stella si offusca un po’. La parabola di Grant Hill è funestata da infortuni, da una complicata operazione all’osso del piede, da un’infezione da strafilococco che nel 2003 lo costringe a una terapia intensiva di sei mesi e alla perdita di un’intera stagione. Milita nelle squadre più seguite (dagli Orlando Magic ai Phoenix Suns fino ai Los Angeles Clippers), ma i continui problemi fisici gli impediscono di brillare e di esprimersi appieno. Il 1 giugno 2013 Grant Hill annuncia in diretta televisiva il suo ritiro, ha 41 anni. Molti addetti ai lavori lo definiscono ancora oggi un ‘What If’, forse senza accorgersi che le sue sneakers ancora invadono le strade e i campi da gioco. Perché Hill ha sempre fatto tutto con il sorriso, con l’aura positiva di cui hanno bisogno le persone artefici di un cambiamento. Con la testa alta. ‘Dry your eyes, never let up / don’t forget, keep your head up’.