TRA LE PAGINE SPUNTÒ UN ORSO
Un bel guaio
Alma non osava ammetterlo, ma si era cacciata in un bel guaio.
Proprio così: si era innamorata di Edward!
Un ragazzo burbero, vi chiederete? No. Con il naso storto? Macché. Molto, molto peggio: di lei non si accorgeva neanche per sbaglio!
È andata così: un mattino – saranno state più o meno le nove – era impegnata a servire al bancone del bar, sul volto il sorriso per il quale era nota in tutto il quartiere. Ad un certo punto – fulmine a ciel sereno – vede avvicinarsi un ragazzo altissimo, con occhialetti sbilenchi e sottili, gli occhi scuri, sfuggenti, perennemente incollati a un libro.
‘Una brioche vuota e un ginseng, per favore’
In un giorno qualunque Alma avrebbe ironizzato sull’ordinazione (seriamente, qual è il senso delle brioches vuote?), ma ahinoi quello era il giorno in cui si sarebbe infatuata dell’infermiere che lavorava nell’ospedale di fronte! In questa storia, per inciso, la fortuna gioca un ruolo fondamentale. Il nostro Edward, infatti, è talmente ombroso che non parla con nessuno: sappiamo che lavoro fa perché a volte arriva al bar in camice bianco (cosa alla quale Alma non sa resistere, altra cosa che non ammetterà) e conosciamo il suo nome perché, sforzandoci, siamo riusciti a leggerlo sul badge. La fortuna, però, è dalla nostra fino a un certo punto: l’infermiere è un timidone ed è totalmente assorbito da Infinite Jest di David Foster Wallace, il libro che legge da settimane.
‘1284 pagine? Sei sicura, Alma?’
‘Sì, Barbara, devi credermi! È uno dei romanzi più lunghi della letteratura moderna, pochissime persone riescono a terminarlo! ’
‘Ci credo, sarà una tale noia…dai, amica, guardalo, non ha occhi che per quel libro. Non ti merita’
Mentre asciugava le tazzine in vetro, Alma osservava Edward seduto al tavolino, curvo sulle pagine. Una parte di sé voleva gettare la spugna, ma l’altra – quella tenace, che le consentiva di affrontare anche i turni più tosti nel weekend – suggeriva di giocare in attacco. Così fece.
Sfoggiando il suo famoso sorriso, la ragazza si avvicinò all’infermiere seduto, distratto dalla lettura. Porse il vassoio con un gesto deciso.
‘Ecco qua: ginseng, brioche vuota e segnalibro!’
‘Come?’ Edward alzò il capo, quasi si fosse risvegliato da un sogno. Era così: la ragazza, sorridendo, gli stava allungando la colazione, corredata da un segnalibro raffigurante un orso.
‘L’ho ricevuto in dono in un museo, ma ho pensato servisse più a te, visto che leggi quel libro da settimane’
L’infermiere sorrise. ‘Sì, bè, non so se lo finirò mai. Sono…’
‘1284 pagine. Mi sono informata’
‘Giusto’ Era timido, ma sapeva riconoscere la gentilezza. Forse anche la spavalderia.
‘Adesso puoi rivelarmelo: perché ordini sempre croissant vuoti?’
‘La forza dell’abitudine, temo. Hai alternative da consigliarmi?
‘Molte, ma ti toccherà ascoltarmi’ Sorridendo, Alma illuminò l’intero locale.
‘Sono tutt’orecchi’ disse Edward allungandosi sul piano in marmo, e chiudendo il pesante tomo che portava con sé.
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