COLOR PALETTE: IL ROSSO

10 Dicembre 2023

Fun fact: Santa Claus, figura ispiratrice di questo articolo, non è sempre stato associato al rosso. La sua immagine – desunta prima dall’iconografia di San Nicola di Bari, successivamente dalla divinità nordica Odino – era in realtà verde, come conferma la cappa indossata dal Fantasma del Natale Presente in A Christmas Carol di Charles Dickens (1843). È una campagna pubblicitaria a cambiare le carte in tavola: nel 1931 una nota azienda di bibite gassate americana vuole convincere il grande pubblico che è possibile bere cola tutto l’anno. Grazie all’illustratore Haddon Sundblom Babbo Natale debutta così come testimonial, indossando una tuta che scolpisce nell’immaginario collettivo un look per la prima volta total red.

In Osservazioni sul colore (1950) Ludwig Wittgenstein scrive “oggi diciamo ‘rosso’ e abbiamo l’idea del rosso”, descrivendo un colore quasi archetipico. Questo perché parliamo innanzitutto di una tinta, che tra il 16500 a.C. e il 15000 a.C. – lo testimoniano le grotte di Altamira, Spagna – gli uomini del Paleolitico ricavano dal minerale dell’ematite per segnare i profili degli animali cacciati sulla roccia.
Le civiltà antiche sono pregne di dettagli rossi, dal maquillage egizio ai vasi greci sino alle architetture e agli affreschi dell’era romana. Accade in Occidente ma anche in Oriente, dove i cinesi furono tra i primi a sintetizzare un vermiglione sintetico, ottenuto scaldando una miscela di mercurio e zolfo: esso, portato in Europa dagli alchimisti arabi, ottiene ampio utilizzo da parte dei Maestri del Rinascimento – su tutti Tiziano, che dà il suo nome ad una tonalità di mogano ancor oggi diffusa.

Se nel Quattro e nel Cinquecento gli artisti celebrano il rosso nelle sue varie tonalità, lo stesso non accade a livello sociale: la Controriforma associa infatti il colore a beni di lusso all’epoca reputati esecrabili. Anche gli studi di Sir Isaac Newton, in particolare quelli sullo spettro del 1666, incidono, perché la scoperta e la diffusione di nuove sfumature detronizzano il più popolare tra i colori.
Per fortuna il rosso continua ad ispirare le arti, incluse quelle più giovani. Al cinema l’associazione con il sangue ha plasmato generi popolarissimi come l’horror, solleticando la fantasia di autori come Brian DePalma (non spoilereremo il finale di Carrie, 1976) e Stanley Kubrick (difficile pensare all’Overlook Hotel di Shining, 1980, senza il fiume vermiglio che a un certo punto ne inonda i corridoi). Non horror, ma meritevole di menzione speciale è infine l’uso del colore che fa Steven Spielberg in Schindler’s List (1993), vincitore di 7 Academy Awards.

Dal momento in cui fa capolino nel logo F-BOX del 1973, il rosso diviene infine parte integrante della storia di FILA. Nel 1975, sottoforma di righe parallele tracciate a pennarello, scolpisce il prototipo del capo per eccellenza, quella polo Borg che ha riscritto i codici stilisti del tennis. Il 16 settembre dell’anno seguente Paolo Bertolucci ed Adriano Panatta scelgono quel colore per portare a casa una Davis Cup memorabile e per lanciare al mondo un messaggio di dissenso verso il totalitarismo. In tempi più recenti, tra il 2002 il 2003, il brand ha scelto un altro rosso iconico – quello di Ferrari – per suggellare una delle collaborazioni più riuscite, impressa nella memoria grazie ad un testimonial che l’importanza di quel colore la conosce bene: Michael Schumacher.

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