ANCORA UN SORSO
Il metallo è un materiale freddo, ma non insensibile.
Ogni volta che tocco la terra, nei giorni più caldi, la sento palpitare, ansimare, sento che qualcosa non va.
Non sono un medico, ci mancherebbe, né un’infermiera. Sono una borraccia. Un semplice contenitore per liquidi. Abito un mondo pieno di oggetti, ma nonostante l’ossessione che gli esseri umani per noi esprimono, non sono sicura di essere tenuta troppo in considerazione.
Reperire acqua in bottiglie di plastica è più semplice, non lo metto in dubbio. Quante volte, però, durante le mie peregrinazioni, scorgo rifiuti sul terreno o ai bordi delle strade? Molte, moltissime. Scarti che, credetemi, non sarà facile né immediato smaltire.
Dovrei sentirmi orgogliosa, ribadire che svolgo un ruolo importante nell’arginare la diffusione di quei materiali difficilmente riciclabili. La sensazione che ho più vicina, tuttavia, è la paura.
Ho paura che un giorno quelle pallette di plastica possano compromettere ecosistemi. Timore che presto lungo queste pareti metalliche io non possa più sentire il brivido del liquido refrigerante.
Su di me è stampata l’effigie di un orso bianco, si chiama Wonnie. Mi domando quotidianamente se il futuro di Wonnie è roseo, fresco come il clima delle Alpi biellesi in cui è cresciuto. Ma se non dovesse essere così? E se un giorno quelle valli smettessero di essere bagnate dai corsi d’acqua?
Sei pessimista, direte voi. Eppure mi accompagno ad umani che guardano le news: vi assicuro che a volte mi si paralizza il beccuccio per la tensione. Alluvioni, smottamenti, eventi climatici inconsueti…la terra vive un’epoca di cambiamento che non possiamo più ignorare.
Potessi, tratterrei il liquido che contengo nella sua interezza. Poi, però, vedo le labbra desiderose d’inumidirsi, si avvicinano con la loro sete. Come posso dire di no?
Il segreto non è negarsi, ma sussurrare.
Ancora un sorso.
Solo un sorso, poi basta. Poi torniamo a capire come si salva il mondo.
Non è facile, lo so, ma è una missione nella quale possiamo imbarcarci. Nella quale ognuno di noi può giocare una parte.
Proviamo, allora. Nelle prossime settimane tenteremo di capirlo insieme.
Ancora un sorso, l’ultimo.
Poi si parte.
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