Fonti: i cataloghi vendite

3 Marzo 2021

Il mito di FILA oggi vive soprattutto grazie alle tecnologie digitali, ma dobbiamo pensare che non è sempre stato così. Una particolare categoria di oggetti proveniente da questo passato ‘analogico’ ha attratto la nostra attenzione: i cataloghi vendite. Nell’era del cloud computing e della smaterializzazione dell’oggetto, osservare la fisicità di questi ‘libroni’ simili ad enciclopedie fa impressione. Faldoni ad anelli che tengono insieme decine e decine di pagine con scritte, immagini e fotografie: in apparenza un diario personale, erano in realtà diari di viaggio, che agevolavano la conoscenza e la vendibilità del marchio.

Da Biella, dipendenti FILA selezionati imbracciavano i cataloghi e personalmente si recavano dai grossisti per presentare loro le collezioni più recenti ed accattivanti: sembra quasi di immaginarli, negli anni Ottanta e Novanta, mentre li raccontano, invitando i commercianti a toccare con mano. Già, perché un catalogo vendita non è unicamente un’opportunità visiva, ma anche esperienziale. Appassionarsi di un abito era facile proprio perché era possibile accarezzare i campioni del tessuto in cui poteva venie prodotto.

È tuttavia la vista il senso maggiormente coinvolto: le collezioni vantavano decine di modelli tra loro differenti e ognuno di essi era disponibile in innumerevoli varianti colore. Ogni pagina era dunque la tavolozza di un pittore, che offriva una scelta quasi infinita di look. Che dire, poi delle modelle e dei modelli fotografati? Nell’era delle campagne milionarie e delle pose studiatissime degli influencer, la spontaneità di questi volti è unica. Spesso non si trattava di professionisti ma di colleghi o addirittura parenti di questi ultimi essi. Sfogliando i faldoni sembra quasi che ti osservino, testimoni di un’epoca che non ritornerà, ma che ancora offre grande ispirazione ai designer.

Nella quale, ieri come oggi, indossiamo abiti FILA. Ed è forse questa consapevolezza che ci consente di sfogliare questi cataloghi vendita senza nostalgia o malinconia. Al contrario, infonde calore: la certezza che per quanto cambino le epoche, lo stile non ci abbandona.