COLOR PALETTE: BIANCO
Per parlare di bianco in maniera rigorosa è necessario scomodare un evento scientifico fondamentale nel XVII secolo, ovvero quando Isaac Newton illustra alla Royal Society di Londra la sua teoria sull’origine dei colori. È l’8 febbraio 1672 e il fisico inglese afferma che la luce si diffonde sottoforma di onde di diversa lunghezza, captate dall’occhio umano attraverso uno spettro di sette colori. In quella sede afferma che, appunto, essa non è bianca, bensì la somma dei sette: per dimostrarlo proietta un raggio luminoso in un prisma di cristallo che si riflette, colorato, su una parete.
La scoperta di Newton smonta la convinzione secolare per cui il bianco sarebbe assenza di colore: un mito curioso, se pensiamo alle numerose simbologie che tale nuance ha assunto nel corso della storia.
La radice indoeuropea di ‘bianco’ significa ‘essere vivido’; il termine che lo indica nell’antica Grecia, leukòs, si riferisce a oggetti come la neve, la polvere, l’argento, evocando ‘una voce chiara’ oppure ‘un giorno felice’. In latino, poi, non è possibile utilizzare un termine univoco: per questo motivo candidus è il bianco abbagliante, mentre albus denota una tonalità opaca. Ricorre a due terminologie differenti – bài e hào – anche la lingua cinese, in una cultura per cui tale nuance è comunemente quella del lutto.
Il concetto di purezza (enfatizzato in più tradizioni religiose) emerge attraverso immagini simboliche, che si tratti di fiori come il giglio o di animali come la colomba, l’agnello, il cigno. A proposito di fauna, solo in tempi recenti lo stesso colore è stato associato a creature pericolose: nel 1851 Herman Melville definisce la balena Moby Dick uno ‘spettro bianco’, più di cent’anni dopo lo Steven Spielberg di Jaws (Lo squalo, 1975) si avvale di uno squalo bianco per portare al cinema un villain che ancora mette i brividi. Lo stesso animale, nel 1991, viene messo in formaldeide da Damien Hirst in una delle sculture più controverse della storia, The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living.
In casa FILA, infine, il bianco è una presenza continuativa e importante. È il colore degli indumenti intimi prodotti a Biella nel Novecento, quando l’azienda è ancora è ancora un maglificio a conduzione familiare. Figura, a lettere cubitali, nei nomi di WHITE LINE e WHITE ROCK, le linee sportswear che negli anni Settanta cambiano la percezione di tennis e alpinismo (curiosamente, con capi multicolor). È protagonista indiscusso delle recenti evoluzioni urbanwear: vedere, per credere, la collezione Fall Winter 2020, fatta di sovrapposizioni ardite e di bianchi accecanti come la neve ad alta quota. Oppure la linea Spring Summer 2023 disegnata da Haider Ackermann, che indaga le sfumature del colore tanto con gli abiti quanto con il display in sfilata. In essa, il bianco è un’entità vibrante, luminosa, che scolpisce i corpi con tutte le possibili tonalità di una nuance avvolgente.
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