DIETRO LE QUINTE: LA STORIA DELLO STOP MOTION
I capi FILA sono magici. Non solo per il loro background culturale: in Eppur si muove, la rubrica social che lo scorso gennaio abbiamo lanciato su Facebook, Instagram e YouTube, essi si animano letteralmente,complice la tecnica dello stop motion. Di cosa si tratta?
Lo stop motion è una tecnica cinematograifca simile ai cartoni animati: per dare vita a un secondo di ripresa è necessario scattare 24 fotografie, le quali, viste in rapida successione, suggeriscono un movimento continuo. Peculiarità dello stop motion è l’animazione di oggetti, pupazzi, peluche disposti in apposite scenografie in miniatura. A seconda delle azioni previste dalla sceneggiatura, gli animatori cambiano di volta in volta pose e posizioni, al fine di suggerire movimenti il più possibile graduali.
La storia dello stop motion ci riporta agli albori di quella cinematografica: nel primissimo Novecento l’attore, regista e illusionista francese Georges Méliès (1861-1938) dirige Le voyage dans la lune (1902), dove un primordiale esempio di questa tecnica viene adottato in una scena di avvicinamento del ‘volto’ della luna allo spettatore passata alla storia. Sei anni dopo, nel 1908, Fantasmagorie di Emil Cohl (1857-1938) è riconosciuto come il primo film interamente in stop motion, con centinaia di disegni trasferiti su pellicola fotografati per raccontare al pubblico le nuove, infinite potenzialità del cinematografo.
Tuttavia è l’affermarsi del cinema d’animazione a partire dalla seconda metà del Novecento a consegnarci risultati raffinati e diversificati: si parla infatti di ‘Puppet Animation’, tecnica nella quale, ad esempio, eccelle il Tim Burton di Nightmare Before Christmas, 1993, e La sposa cadavere, 2005. ‘Claymation’, invece, è un neologismo per indicare pupazzi in plastilina animati come Wallace e Gromit, duo inventato nel 1995 dall’inglese Nick Park protagonista di un lungometraggio, La maledizione del coniglio mannaro, che nel 2006 si aggiudica l’Oscar come miglior film d’animazione.
Se amate i videoclip musicali, infine, vi suggeriamo chicche come Road To Nowhere (1985) dei Talking Heads, diretto da David Byrne in persona, The End of the World (2004) dei Cure, diretto da Floria Sigismondi, e l’imperdibile The Hardest Button to Button (2003) dei White Stripes, diretto da Michel Gondry e oggetto di un’infinita serie di omaggi (primo fra tutti, ovvio, quello dei Simpson!).
In Fondazione rendiamo personale omaggio allo stop motion con una rubrica mensile ad hoc, Eppur si muove: in essa capi e accessori provenienti da sport ed epoche differenti si animano, dando forma a partite, nuotate, imprese alle quali assistiamo stupefatti. Hai perso qualche episodio? Recuperalo ora sul nostro canale YouTube!
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