DOVE PORTA L’OMBRELLO?
1.Orsi, palline e la pioggia battente
Mi chiamo Marina – anzi, mi hanno chiamata Marina, sono nata vicino al mare.
L’acqua mi perseguita da sempre: se c’è una pozzanghera state certi che ci finirò dentro, oppure una macchina non distante ci sfreccerà sopra lavandomi come in quella scena del film con Bridget Jones.
L’acqua mi perseguita anche mentre in questo istante: sì, perché mentre voi mi state leggendo nel calduccio delle vostre case, io devo sorbirmi l’ennesima ora di educazione fisica outdoor. Oggi il prof si è messo in testa che dobbiamo assolutamente fare una corsetta all’aperto, poco importa che abbia iniziato a piovere.
“Professore, il tempo non è dalla nostra…perché non facciamo lezione in palestra?”
“Marina, sei la solita sfaticata! Un paio di gocce non han mai fatto male a nessuno, e a voi che siete giovani non possono che temprare il corpo e lo spirito: forza, tutti dietro di me!”
I miei compagni iniziano a saltellare in fila, ordinati, nemmeno fanno caso all’acquazzone in corso…ma io non ci sto!
Con prontezza apro il grande ombrello FILA che porto con me ogni volta che fa brutto, e ogni volta che ho bisogno di riparo dal mondo. La stoffa rossonera è uno scudo, allontana le gocce d’acqua che schizzano lontane da me. Pochi passi e sarò rientrata a scuola, pazienza se mi beccherò una nota…l’importante è aver evitato anche stavolta un’inutile ora di sudore e fatiche.
“Bè, signorina, questo è quello che pensa lei!”
Mentre richiudo l’ombrello e scuoto i vestiti fradici, i miei occhi assistono a uno spettacolo assurdo e imprevisto.
La palestra della scuola è vuota, illuminata da grandi luci al neon che abbagliano. Sul campo e sugli spalti una cascata di palline da tennis rotola e rimbalza: ogni volta che raggiungono terra un rumore sordo si diffonde nello spazio, e quando rimbalzano il contraccolpo è tale che il soffitto sembra cadere.
Ma…dove sono?
“Signorina, non vorrà sapere proprio tutto! Ad ogni modo, non cerchi risposte da me: sono in ritardo!”
Un grande coniglio ors, parlante, seduto su una pallina giallo fosforescente. Scuoto l’ombrello bagnato sopra la testa, forse sono ancora a letto, forse è solo un sogno.
“Ma no, no che non è un sogno! E io sono sempre più in ritardo!”
“Scusa, ma tu chi sei?”
“Non è importante! Piuttosto ascoltami, ché di tempo non ce n’è mai abbastanza!”
Io che parlo con un orso, incredibile.
“Il tuo viaggio inizia qui, Marina! Tu pensi che la pigrizia ti proteggerà dalle insidie là fuori, ma cosa accadrà quando non avrai un grande ombrello dietro al quale nasconderti?”
Cerco di replicare, ma le palline rimbalzano copiose davanti ai miei occhi, confondendomi.
“Bè, è tempo di scoprirlo. Arrivederci Marina, il tuo viaggio inizia qui!”
Un colpo di coda e l’orso mi spinge lontano. Reggendomi salda all’ombrello vengo scaraventata via, dove non c’è luce e non c’è suono.
Continua nel prossimo episodio
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