DOVE PORTA L’OMBRELLO?
2.Altissima è la vetta
Se mai avrò modo di scrivere le mie memorie, il titolo sarà il seguente: Sopravvissuta ad una pioggia di palline da tennis.
Lo so, non è granché come riassunto della puntata precedente, ma fatevelo andare bene, perché qui tutto va di corsa e, soprattutto, è privo di senso.
Voglio dire, ho cominciato la mattinata pensando di fuggire da una noiosa lezione di educazione fisica, ed eccomi con il mio ombrello FILA a spasso in una realtà parallela!
Sto sognando? Lo spero davvero, perché in questo preciso istante sono in cima ad una montagna innevata, con raffiche di vento che sferzano contro il mio corpo. Tento di allontanarle facendomi scudo con l’ombrello, ma fa un gran freddo e le gambe iniziano a tremare.
‘Ehiii! C’è nessuno?’ grido controvento.
‘Bè, Marina, sei sulla vetta di un monte, mica al supermercato! Fossi in te, non mi stupirei se nessuno rispondesse all’appello!’
‘Ancora tu, orso impertinente! Portami via da qui, sbrigati!’
‘Quanta fretta, quanta fretta…le lezioni non si imparano da un minuto all’altro!’ esclama prima di scomparire per l’ennesima volta, avvolto in una nuvola luminosa.
Se non sapessi che, con tutto questo freddo, le mie lacrime diventassero istantaneamente ghiaccio, scoppierei a piangere. Non sento più i polsi e temo che a breve cederò, trasformandomi in una foglia che, separata dall’albero, si lascia trasportare in aria.
Non posso mollare, però. Se mollo, finisce tutto. E non può finire così!
D’istinto prendo la rincorsa. Continuo a farmi scudo con l’ombrello e corro controvento, con tutta la forza che mi rimane. La corsa diventa improvvisamente un salto, probabilmente nel vuoto. Strizzo gli occhi, mi rannicchio a mezz’aria, urlo in attesa che il balzo si concluda.
‘Aaaaaaaaaaaah!’
Il grido viene spezzato da una voce improvvisa.
‘Ma no, Marina, non frignare. Ho un debole per la buona volontà, e tu ne hai dimostrata’.
Apro gli occhi. Niente più montagne. Niente più freddo. Solo un infinito precipitare nel vuoto, con il solito orso bianco che spunta e mi parla.
‘Ma dove siamo?’
‘Nel lungo Tunnel In Cui Si Precipita E Parla, Marina. Come mai non mi avevi mai detto di avere talento nella corsa?’
‘Guarda che non sono incapace, sono solo un po’ pigra!’
‘Oh, finalmente l’ammetti! È per questo che non ti aspettano più troppe prove da superare…solo una!’
‘No, aspetta! Non andartene, non lasciarmi quiii!’
Il Tunnel eccetera eccetera diventa da un momento all’altro una dissolvenza in nero: il mio viaggio prosegue, verso quella che – spero – sarà la conclusione di questa assurda avventura.
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