LA BALLATA DEI GUANTI PERDUTI

9 Gennaio 2022

Guanto n. 1

L’aria punge, proprio come la barba che anche oggi ho dimenticato di accorciare. E pensare che mi ricordi di farlo tutti i giorni. Ogni mattina fissi la rotella del rasoio in corrispondenza del numero 1, per rammentarmi quale lunghezza è più consona alla forma del mio viso. So bene che in fondo è la misura che più piace a te, ma mi illudo sempre che i tuoi gesti siano disinteressati.

L’aria punge, il freddo è sferzante. Non sento i polpastrelli della mano destra. Avevo un guanto in tasca, un guanto verde e viola con un grande inserto color lime. Il poster di un concerto punk, praticamente. Ora non c’è più, l’ho perso. Ieri ce l’avevo, stamattina no. Con la mente ripercorro la geografia del mio camminare quotidiano verso l’ufficio: le scale del condominio, il marciapiede che mi indirizza dal panettiere, l’autobus sul quale ogni volta le persone non riescono a starmi distanti quanto vorrei.

Era il guanto destro, l’avevo in tasca. Forse è successo proprio sul maledetto bus, quando ho afferrato il cellulare per darti un secondo buongiorno. Emoji in fila, una dopo l’altra, sequenze di un DNA che sappiamo interpretare solo noi. Ero affezionato a quel guanto. Mentre indosso quello sinistro, il superstite, ricordo che a volte me li guardavi indosso, entrambi, storcendo il naso. Troppo colore, accostamenti azzardati: non me lo dici mai apertamente, ma vorresti sempre che indossassi tinte più sobrie. Nero, ghiaccio, fumo di Londra: ci sono giorni in cui, alla scrivania, distolgo lo sguardo dal pc, e osservando il volto dell’inverno dietro alla finestra scorgo i paesaggi cui vorresti somigliassi.

Sono le otto e cinquanta, la porta d’ingresso dell’ufficio mi guarda chiedendomi di entrare. La fretta non è mai amica di chi smarrisce qualcosa. Mi guardo intorno un’ultima volta, per quanto sappia che non è qui che ho lasciato cadere il mio guanto FILA. Ho infilato la mano in tasca, avevo bisogno di recuperare la sensibilità dei polpastrelli. Impugno il telefono ancora una volta e ti invio un’ultima emoji su WhatsApp, sai che non me ne scordo. Varco la soglia dell’edificio un gradino alla volta: ad ogni passo riacquisto possesso della mano. Fa freddo intorno a me, di punti colorati nella neve nemmeno l’ombra.

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