LA BALLATA DEI GUANTI PERDUTI
Guanto n. 3
La leggenda di Bagger Vance è un film che mi capita spesso di rivedere in TV. È la storia di un giovane talento del golf, interpretato da Matt Damon, che nell’America d’inizio secolo viene reclutato per la Prima Guerra Mondiale. Al suo ritorno è dilaniato dai ricordi, il conflitto è qualcosa di troppo doloroso per poter ritornare sul green come se nulla fosse. Così inizia a bere, a perdere il controllo: proprio quando pensa di aver toccato il fondo, la vita gli ridà una chance per giocare, per amare ancora, per incontrare un caddy – Bagger Vance, appunto, alias Will Smith – che gli ricorderà perché vita e sport ci pongono di fronte a sfide.
In una delle scene clou del film, Bagger Vance illustra a Matt il colpo di un avversario, mossa per mossa, in un monologo in cui atletismo e metafora si sovrappongono:
Il golfista in azione sembra sempre in cerca di qualcosa. Poi lo trova. Fa in modo di mettersi in contatto con sé stesso. Trova la concentrazione. Ha tanti colpi fra cui scegliere, ma c’è soltanto un colpo che è in perfetta armonia con il campo. Un colpo che è il suo. Autentico. E lui sceglierà proprio quello. C’è un colpo perfetto che cerca di raggiungere ognuno di noi. Non dobbiamo far altro che toglierci dalla sua traiettoria, lasciare che lui scelga noi.
Un colpo perfetto: quale modo migliore per afferrarlo se non con un corso di golf? Eccomi qua, allora, sul green da mesi. Ogni settimana sequenze di colpi precisi, misurati, calibrati al millimetro. Per la mia maestra sono ‘disegni mirabili tracciati nell’aria’: a me paiono scarabocchi…Giorno per giorno divento più bravo, la distanza dall’ultima buca si accorcia, ma di colpi perfetti ancora non vedo traccia.
E se il segreto fosse rinunciare all’attesa, Bagger Vance? Arrendersi all’idea che sì, il colpo perfetto arriverà, ma nel frattempo possiamo vivere? Il pensiero mi attraversa la testa nell’arco di uno swing, e di colpo anni di ansie e preoccupazioni svaniscono.
È un inverno caldo, mi siedo a terra. Stasera rientrerò prima, perché no, il colpo perfetto non è passato a salutarmi neanche oggi. Potrei continuare a provarci, in effetti. Oppure potrei tornare a casa dalla mia famiglia. Sorprenderla. Dedicarle più tempo. Scoprire che in fondo vado bene anche con i miei difetti.
Oggi ho giocato senza il solito guanto. Forse l’ho lasciato sulla scrivania, forse l’ho perso. Non ha importanza. Il vento soffia tenero. Mentre mi allontano con la sacca in spalla, la primavera è il richiamo di chi ha voglia di rincontrarti.
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