TRA LE PAGINE SPUNTÒ UN ORSO
Anna
Sotto ai portici, le bancarelle di libri usati somigliano a cattedrali, a palazzi perfettamente disegnati. Le torri di carta giallastra, impilate in modo più o meno ordinato, sono guglie di un palazzo Liberty ancora in costruzione, una Sagrada Familia di cui non vedremo mai il progetto definitivo.
La mia passione per la lettura va di pari passo con quella per i volumi appartenuti ad altri. Non solo per comprensibili motivi economici, ma anche perché le storie in essi narrate si accompagnano a quelle dei loro passati possessori. Ogni volta che individuo un’orecchia, per esempio, leggo avidamente la pagina, andando alla ricerca di quella citazione o di quel passaggio che ha catturato l’interesse del lettore. A volte sei fortunata e incontri sottolineature; se non ci sono, devi mettere in gioco intuito e sensibilità.
Condivido la mia passione con Anna, che sotto questi portici ha una bancarella da decine di anni. Non ho mai capito quanto redditizia possa essere l’attività, di certo lei la svolge con passione, la stessa che trasmette a noi. Ci siamo conosciute negli anni dell’università, quando avevo la necessità di testi a poco prezzo, e da allora non ci siamo più mollate.
‘Ciao Anna, cosa propone oggi il menu?’
‘Oh, Rebecca! Sei tu!’ esclama sporgendosi dietro torri di carta che cerca di impilare senza troppo successo. ‘Non dovresti essere in aula?’
‘Giorno libero, cara, ogni tanto lo meritiamo anche noi insegnanti! Cosa posso comprare oggi?’
‘I baffi di Carrère, mia cara, senza dubbio! Un’indagine dell’animo umano che…’
‘Ma Anna, è il libro che mi hai venduto quando ci siamo conosciute, l’ho letto dieci anni fa!’ esclamo ridendo degli anni che passano con gentilezza e grazia.
‘Uff, che sbadata…! Che ne dici di questo Sartre? Mi è appena arrivato’.
‘Sono team de Beauvoir, come puoi dimenticartene?’
‘Sempre peggio…vabbè, ho un’idea: guarda cosa ti propongo’ esclama estraendo un libro rosso sotto il bancone. È un volume che non ho mai visto, una copertina con fiori intarsiati anonima solo in apparenza. Non è usato, è nuovo di zecca.
Le dita scorrono fra le pagine, il testo è denso, fitto di parole. Un romanzo che parla di una libraia, di un negozio che per anni ha animato il centro cittadino. Parla di consigli che affascinano i lettori, di incontri con autori e autrici. Del tempo che passa e di libri venduti online, di attività che chiudono per lasciare spazio ad altro.
Non so come faccia ad apprendere tutto ciò mentre scorro la carta con i polpastrelli, ho l’impressione di conoscere questa storia da tempo. C’è un segnalibro, una fettuccia di balsa con l’effigie di un orso che spunta. È poggiato tra le pagine, vicinissimo a una scritta in corsivo. Una dedica.
A Rebecca,
a tutte le lettrici
a tutti i lettori
per i quali valga la pena sceglier le parole giuste
ogni giorno.
Una lacrima mi riga il volto illuminato di sole.
Con il cuore che scoppia, la cerco nella folla, la chiamo.
‘Anna, perché non mi hai mai detto che hai scritto un romanzo? Dove sei?’
La bancarella è vuota, il vento fa frusciare pile di carta che profumano di storie.
Anna non c’è. Chiedo di lei agli altri ambulanti, dicono che stamattina non si è presentata.
Al petto stringo un libro rarissimo, di fiori intarsiato, pubblicato anni fa.
Lascio dieci euro sul banco, fissi sotto a una rara edizione.
Mentre torno verso la mia bicicletta, mi domando se Anna sia mai esistita, se sia stata lei a vendermi i testi che hanno forgiato il mio pensiero, se le tante discussioni letterarie non siano stati in realtà monologhi.
Il cuore mi scoppia, il cielo è la perfezione dell’azzurro invernale.
Anna, ne sono certa, sta aprendo un negozio di libri da qualche parte nel mondo.
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